2010-10-08

Lettera del Misantropo moribondo per molta bile al cuore.


Finalmente mi definivo Misantropo. Avevo smesso di infarcirmi il cuore, sede dei sentimenti, con quelle sviolinate smielate sul modello libro Cuore. Avevo smesso di vedere, come un pesce boccheggiante, quegli stupendi pesciolini colorati. Pesciolini colorati che erano esche: e nascondevano ami. Pronti a devastare la mia bocca sempre pronta. Pronta a gridare parole d’amicizia. Parole d’amicizia stop. Sentimento d’amicizia doppio-stop. Ora basta! concedersi per intero, concedersi tutto, concedersi a tutti, aprire il culo come un trans per una dose di amicizia che sarebbe arrivata sporca, tagliata male, infetta di sangue malato. Niente purezza ideale. niente stato perfetto nell’amicizia. Era ormai una dose di eroina scarica, una dose verso la morte, lontano dall’esistenza ideale-pura- astratta. Da bravo credente-praticante cercavo e, illuminato da varie teorie filosofiche più o meno idealistico-buonistiche, credevo che il bene avrebbe trionfato, che l’amico perfetto sarebbe esistito, che qualcuno che per me avrebbe dato il culo -come io avevo fatto tante volte- ci sarebbe stato. Ma no. Non era così. I tempi cambiati: alcuni malati mentali, cazzi-loro congeniti da sbrigare, senza tempo e modo per servirmi, desiderosi solo di essere serviti con un’attenzione maniacale alle stronzate che avrebbero vomitato sui loro problemi personali con un Ego degno del peggiore dittatore sudamericano. Altri, pur professandosi liberi, fermi perennemente in schemi fissi, fermi in filosofia, nella libertà sessuale professataMAIpraticata, inchiodati ad idee noiose e pararivoluzionarie stantie come la parola stantio. Allora stop: rigetto le teorie filosofiche più o meno idealistico-buonistiche, mando in soffitta secoli di riflessione filosofica, me ne fotto della mediazione e dell’accettazione della diversità degli altri, me ne sbatto della politica delle amicizie, mi propongo e scompongo come corridore di un gran premio con un alettone completamente rotto e col motore della scuderia che invece di avere macchine formula1 manda in pista cavalli con caschi (in realtà elmi medievali) e con alettoni montati sulla coda e zoccoli duri o morbidi sul bagnato e sull’asciutto e viceversa. Deluso dall’angoscia interiore provocata dal mio malessere psico-esistenziale continuo, mi alcolizzo con il solito stock alla ciliegia e vomito in un anfratto sconosciuto in cui trovo un lombrico che mi sta simpatico, per cui provo empatia, che so non mi tradirebbe per una ragazza più figa di me, che so che non preferirebbe una devastante discussione ripetitiva a quel silenzio che sta unendo il nostro incontro e lo sta suggellando come ceralacca sulla lettera del cardinale di sticazzi. Prendo il lombrico e lo schiaccio con tutta la violenza di cui è capace il palmo della mia mano: anche lui, se fosse uomo, mi tradirebbe, se ne avesse l’occasione. E infatti lo fa anche da animale: la mia mano, che l’ha schiacciato con la violenza con cui un’amica usa un voodoo su un’amica rivale in amore, adesso puzza del suo tanfo infernale, come infernale è il tanfo dei tradimenti, delle pugnalate, dei calci che mi sono stati dati e che ho tollerato da bravo penitente-credente. Adesso basta. Ogni atteggiamento, pure legittimo, pure corretto, pure parte integrante del carattere di un individuo, può irritarmi e diventare oggetto di acido solforico e uova marce che fluiscono adesso libere dalla mia bocca, senza più alcun freno. E tanto sarò più caustico quanto sarò sottilmente ironico. Tanto manifesterò disagio quanto più, da solo, mi crogiolerò nel dolore per la perdita di un valore mai esistito, per la morte di un dio ingiusto. Nella certezza che se non ho la stanza dei bottoni con cui far venire le emorroidi a falsi detentori della giustizia, ci sarà sempre un millepiedi in un anfratto, un millepiedi pronto a farsi schiacciare. E l’unica consolazione sarà pensare che a tanti piedi possano corrispondere tante gambe (da spezzare).

2 commenti:

Roberto ha detto...

Leggendo questa lettera senza guardare il calendario si può capire subito che siamo ad Ottobre (L'autore capirà) =)

Anonimo ha detto...

Scrivo
perché sono libero

parlo
perché sono libera;

libera di non sembrarlo,

sono libera di sembrare prigioniera
di convenzioni

sono libero di sembrare schiavo
di una morale retrograda

ma se io l’avessi accolta
consapevolmente
e non volessi sbarazzarmene?

Dici che ci sguazzo
e non voglio faticare,

e non voglio scomodarmi
per diventare quello che TU definiresti libero

Sono libero
ma ti sembro uno schiavo

mi fa soffrire
l’idea di sembrare ingenuo/a
limitata/o

forse lo sono, chi lo nega?

ma se CI credo?
se ci credo?

Posta un commento