Quella sera si trovava a un raduno antimafia come tanti, schiumando, in cuor suo, lo stesso livore e la stessa ripulsa di sempre nei confronti della gente che la circondava, di quella che, all'esterno del circolo che delimitava l'area di apprendimento della manifestazione, osservava l'oscurità e i lumicini e non apprendeva un fico secco. Persone incredibili che non credevano all'esistenza della mafia, che accettavano la corruzione come un fatto della vita, che non si curavano minimamente degli accadimenti del proprio paese, che non riuscivano a plasmare una propria identità, lasciando che fosse la massa a plasmarla per conto loro.
Rachele non riusciva a sopportarlo nemmeno un po': pensare che nel mondo, nel suo mondo, esistesse gente indifferente, incurante, omertosa, capace di archiviare i fatti più terribili dell'esistenza etichettandoli come “inesistenti”, ignoranza che dava pasto ad altra ignoranza, la rendeva furente. Si sentiva invasa da una rabbia segreta e ancestrale, al punto di avvertire un tale rigetto della vita, dell'accettazione dei normali – normali – compromessi che l'atto di esistere esigeva, tanto da sentirsi sul punto di esplodere.
E in effetti fu proprio quello che accadde.
La piccola Rachele coi suoi ventuno anni, di cui ancora oggi non si conosce alcun dato anagrafico che non sia il nome, esplose in un cono di luce di tre chilometri di diametro, portando via con se e con la sua furia edifici, parchi, alberi, persone e quant'altro di solido – non importa se fosse vivente o no – incontrava lungo la sua strada il vorace cono distruttore.
Una piccola testata nucleare innescata da una ripulsione a catena, che si poteva ammirare anche dalla Luna, capace di cambiare il volto del mondo e di quei piccoli esserini che incautamente al di sopra di esso vivevano.
La reazione mediatica fu subitanea. Le più importanti testate giornalistiche e gli stessi tg televisivi, poco avvezzi a trasmettere informazioni reali, declamarono l'importanza dell'atto. Incredibili e significativi titoli come: “Ragazza distrugge una città intera: la forza dell'individuo può davvero cambiare le cose”, salutarono il biblico accadimento, seguiti da un tripudio di gruppi, messaggi, commenti, adesioni raccolti sui più importanti social network.
Un gruppo di scienziati provenienti dagli Stati Uniti, recatisi sul posto subito dopo l'accaduto, pronti ad analizzare l'esplosione con gli strumenti della scienza, dopo ore e ore di analisi accurate e blindate, espressero il loro verdetto: “Trattasi di esplosione volontaria”, Rachele era esplosa da se.
In breve, la piccola ragazza divenne un mito. Nacquero numerose associazioni umanitarie e sociali che si fregiavano del suo nome e di un simbolo, un'icona, che rappresentasse una ragazza nell'atto di esplodere.
I maggiori politici nazionali e mondiali riconobbero l'importanza dell'esistenza umana, dimettendosi dai loro incarichi e lasciando il compito di creare una nuova era alle rampanti classi di giovani politici, che a gran voce, dichiaravano e proclamavano che il gesto di Rachele sarebbe stato d'esempio per le future generazioni e che quel cratere di tre chilometri avrebbe sempre ricordato l'importanza e la forza del libero pensiero.
Libri, numerosi libri, furono scritti, tratteggiando Rachele ora come una giovine fragile con un gran cuore, ora come una guerriera dallo sguardo fiero, oppure come un'instabile, suo malgrado portatrice di ideali più grandi e divini.
Le strutture religiose si svuotarono dall'interno, e non furono pochi i fedeli, che sino allora avevano fondato la loro abnegazione religiosa sull'accettazione del nulla che, attirati dalla meraviglia del concreto, preferirono riporre le proprie speranze sul mito di Rachele e della sua esplosione.
Una nuova classe sociale, i Racheliti, si erse in quel periodo di confusione e di mistico delirio, affermando che avrebbe perpetuato i dettami di libertà espressi da Rachele e dalla sua Esplosione, distruggendo le credenze barbare delle vecchie religioni che distruggevano e separavano.
Molte guerre cessarono, poiché le genti, che a lungo avevano combattuto, si resero conto che fucili e bombe non cambiavano il mondo, mentre un singolo pensiero che portasse a una detonazione quasi atomica avesse molto più valore dei loro scontri. I guerrieri divennero dei liberi pensatori, e presero a girovagare per il mondo, annunciando l'Era del Libero Pensiero. Decina di migliaia di uomini presero a seguirli, diventando proseliti di tanti pensatori differenti, ed esercitandosi nella palestra del Libero Pensiero con tanti stupendi “liberi pensieri” sulla qualità della vita, l'amore per la propria terra, il rispetto per il prossimo e per gli animali.
La Nuova Generazione e la Nuova Era erano infine arrivate, e tutti si sentivano felici di non aver qualcuno che dicesse loro cosa fare, perché finalmente ognuno era libero di pensarla a modo suo (non che prima non si potesse).
Il culto della beltà del cervello e dei magnifici pensieri che da esso si propagavano agli altri, attraverso lo straordinario mezzo della parola e del confronto, divennero i capisaldi di una nuova religione che religione non era.
Qualche anno dopo, i Racheliti, la nuova eminente classe che aveva posto fine a tutte le religioni in favore dell'incondizionato pensiero, giudicò utile per tutta la nuova umanità, che venissero decise delle leggi, magari iscritte, che regolassero in qualche modo quel clima tranquillo ma caotico. Riunitisi in un concilio, stabilirono le basi del Culto di Rachele, sintetizzandole in cinque regole fondamentali che il buon Rachelita avrebbe dovuto seguire. Si vietò di seguire i liberi pensatori, poiché vennero considerati “dispersori della Parola”, e vennero banditi dalle nazioni. Non furono rari i casi di persecuzione, anche violenta, nei confronti di questi nuovi eretici, sebbene il comparto informativo non ne desse notizia, grazie anche alla pressione che i membri più influenti del Culto di Rachele facevano su giornali e mezzi mediatici.
Si parlò di una “Seconda Rivoluzione” e il mondo Rachelita, ancora una volta, si dimostrò compatto nell'accettare le basi della nuova Era, credendo che grazie ai Racheliti il mondo sarebbe guarito definitivamente dalla miriade di lesioni interne che la Società Passata aveva generato con l'ignoranza e l'ignavia.
Gli stati che si opponevano al Rachelitismo, sostenendo ancora la propria vetusta religione, vennero considerati come “nemici dell'umanità” e “attentatori dell'Unico Libero Pensiero”, e per questo furono condotte sanguinose guerre per sterminarli e privarli dei loro territori.
L'economia, che negli anni del “boom” aveva subito una pesante revisione, a causa degli squilibri causati dal cambiamento dello stile di vita che l'esplosione aveva generato, fu salvata anch'essa dagli interventi dei Sacri Racheliti.
L'industria delle armi fu sull'orlo del fallimento, le multinazionali caddero in ginocchio, e tutti davano il capitalismo per spacciato, strizzando l'occhio a un nuovo ordine che liberamente sarebbe nato dall'evoluzione della situazione attuale. Ma i Racheliti, che erano i portatori dell'Unico Pensiero Libero, accettato da tutti: dalla classe politica eletta dal popolo e da tutti i liberi pensatori non disposti a nessun compromesso e nessun condizionamento, proposero di ridare vita a un mercato globale che avesse i connotati di libertà espressi dalla divina Rachele.
Nacque così l'Unica Azienda Globonazionale, che comprendeva l'associazione di tutte le multinazionali ormai in declino, che avrebbe guidato e regolato il mercato mondiale con la (falsa) giustezza e l'equità/iniquità di spirito tipica del Culto di Rachele.
Infine, le escalation di numerosi sotto-culti e associazioni organizzate che mirassero ad assicurarsi grosse fette di quei guadagni locali generati dai mercati dell'Unico Pensiero, magari dietro la benevole raccomandazione di qualche politico rachelita, riconfigurarono un mondo che, in effetti, non era molto diverso da quello che la povera ragazza, in principio, aveva rigettato.
Solo che adesso nessuno se ne accorgeva, perché un'esplosione aveva accecato gli occhi dell'umanità, e ogni uomo, come un insetto, era stato attirato dalla deriva da lucine che, roteando e compiendo larghi giri nei cieli, l'avevano riportato nello stesso stagno da cui s'era illuso di sfuggire.
Così, moltissimi anni dopo, quando una ragazzina di nome Lina, passando dinnanzi allo storico cratere, ormai dimenticato e adibito a discarica abusiva, e notando un cartello impolverato recante la scritta “Il luogo della nascita dell'Unico Libero Pensiero”, chiese alla madre: “Cos'è successo in questo posto, Mamma?”, l'unica e triste risposta che ricevette fu: “Non lo so”.
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