
Questa vecchia signora biondaccecante, incipriata fin dentro alla gola, questa vecchia, borotalcata signora col naso all'insù, che fino a ieri sputava sudore sui palmi delle mani e si mangiava le unghie impastate di terra, questa nostra Europa monolitica e stanca e stellata s'è accorta oggi che il suo vecchio rossetto rosso è marcio, e puzza di piscio rappreso. Lo guarda noiosamente pendere sull'orlo marrone della toletta, il finto oro del tubetto fulgente di luce ocracea, sanguinolenta. Lo osserva, le palpebre dilatate, increspate di venuzze viola, fulminanti, in atto di contemplazione adesiva. Questa grande, millenaria, libera e democratica Europa contemplativa puzza di piscio rappreso, e comincia a rendersene conto.
Ultimamente questa parrucca primordiale ha visto la sua vecchia sorellona asiatica gorgogliare e trattenere il respiro, lievemente fremere, appiattendo le mani smisurate sul tavolo di marmo della cucina, le braccia irradiate, e poi venir fuori in un rutto sonoro e ristoratore, e inclinare gli occhi a mandorla in una beatitudine lucente di ritrovato sorriso.
“Alla faccia!” ribatte la nostra vecchia, pensosa, storcendo il naso.
“Bello, eh?” dice l'Asia, con voce tirata; poi continua, riprendendo finalmente il respiro: “Mi ci voleva proprio uno scossone!”
La vecchia non s'è accorta che il rossetto non solo puzza, ma incomincia a sbaffarle il mento, scolacchiando e incancrenendosi in forme ridicole e sinistre; e puzzando, e sbaffando, non trovando che rispondere, indugia, e infine tace.
Intanto, giù da quell'Africa infame e affamata, bestiale, si leva un urlo, poi due, tre, e infiniti, rincorrendosi e rispondendosi, con gli occhi al cielo; tuonano e rompono l'aria calda del deserto, venuta a dare il suo bacio spirante di benedizione a quel groviglio accecante di anime, sangue e sperma, e magliette sudate e incollate alla schiena. Sono uomini, neri come la terra, neri come la morte, neri come la libertà. Sono uomini che gridano, marciano, cantano, amano. Sono uomini! E verranno a insegnarci a gridare, a marciare, a cantare, ad amare; a vivere!
Respingerli? Neanche per sogno! Quand'anche volessimo, e provassimo, e insistessimo, ci travolgerebbero. Le dure montagne svettanti e le valli umide, gli oceani infiniti e pulsanti e le steppe e i ghiacciai si squarceranno, eromperanno, il sacro fuoco primigenio, precipitato, spirante, affiorerà dal centro della terra a rubare, ammazzare, distruggere, cancellare, azzerare. Mani nere di neri uomini ansanti sfonderanno bianchi cementi, grattacieli di ipocrisia bavosa e lacca spray. Mani nere di neri uomini assetati smonteranno, assedieranno, abbatteranno case, castelli e raffinati alberghi di pessimo gusto. Neri uomini dalle nere mani scorreranno danzanti come fiumi tortuosi, cantando e ridendo di antichissime lacrime, somministreranno il misericordioso flagello di Dio. Neri uomini ci insegneranno la miseria schiacciante e l'amore intero, neri uomini ci insegneranno la rabbia sdegnosa e la giustizia impenitente, neri uomini ci insegneranno il dolore affilato e la sapienza scolpita, la disperazione e l'allegria assoluta e terribile, la morte e la vita; neri uomini ci porgeranno nere mani per strapparci all'abisso smottato e silente; neri uomini dagli occhi limpidi c'insegneranno finalmente a vedere.
L'Europa lo sa, lo sente, l'odora. Non vuole ammetterlo, questa vecchia, scostante e miasmatica snob; ma lo sa. E trema di terrore, orrida signora in menopausa col rossetto sbaffato, nascondendosi di corsa negli angoli, dietro le porte dai vetri smerigliati, quando più lo sgomento l'assale, per non farsi vedere; mentre altrove la terra sferra un estremo starnuto nucleare; mentre altrove un profondissimo, spiccante maremoto di sangue e di seme divino, esclissando il cielo, si prepara a nientificarla e rigenerarla.